martedì 22 gennaio 2013

Inizi

Ante Scriptum: il post è di qualche tempo fa, ma solo ora ho il coraggio e la serenità di postarlo

Oggi è il giorno uno dell'anno mille e per mia figlia si prospettano giorni duri. La vita è complessa e tenacemente ingiusta, più spesso di quanto si possa credere e temere. A 19 mesi è costretta a crescere nel silenzio dei suoi pensieri, ma con una determinazione impressionante per farsi comprendere. Dovremo accompagnarla fin quando non sarà forte abbastanza per essere autonoma, insegnarle a difendersi più di quanto è leggitimo chiedere a una bambina, con le sue parole e con il corpo, farci guidare nella sua normalità e (dicono) verso la nostra. Potremo qualche colta,piangere di nascosto, ma solo per essere più sereni e saldi ai suoi occhi.
Livietta - Into the wild
L'istinto e la consapevolezza faranno il resto. Di certo non possiamo permetterci di cadere nell'autocommiserazione, nella ricerca del colpevole, tantomeno nello sconforto. Ci saranno giorni difficili, ma quale genitore non lo vive?  La difficoltà nel comunicare poi lo vivremo solo con qualche anno di anticipo e l'eccesso di protezione lo vivremo forse con qualche senso di colpa in meno, ma senza esagerare. 
Avevo un enorme rimpianto enorme qualche ora fa, le parole dolci sussurrate e non giunte, ma poi il suo sorriso e un abbraccio mi ha sciolto ogni dubbio che i nostri messaggi arrivano forti e chiari.
Oggi anno uno dell'anno mille è un bellissimo giorno difficile.

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Mi viene uno pseudo salmo a forma di poesia


Il Signore prende, il Signore dà
Il Signore mi ha donato la luce, ma mi ha reso il silenzio
Mi ha regalato la luce, ma mi tolto la voce
Il Signore prende, il Signore dàIl Signore mi ha dato la gioia, infarcendola di tristezza
Mi ha tolto le forze, dissipando ogni affannni
Si è preso le mie speranze, creando nuove opportunità
Mi ha tolto le certezze, rendendomi i dubbi.
Il Signore prende, il Signore dà

Il giorno dell'attesa

Se lunedì è stato il giorno dell'inizio, oggi sopo quasi una settimana, è stato il momento dell'apertura al mondo. La nostra routine del week end ha da un paio di anni la tappa quasi fissa del mercato del circo massimo. Dapprima si trattava del piacere della scoperta, poi della bontà e della convenienza, ora un appuntamentomche ci piace immaginare più genuino (nei rapporti, nei prodotti) e rilassato (nei tempi, negli spazi) per la spesa settimanale. A parte che basterebbe la location o la bontà dei bistecconi della cara signora Enza, ma anche la pseudo tavola calda (in realtà piatti da ristorante a prezzi di panino al bar)  gestita dagli agriturismi di roma e dintorni rendono l'appuntamento utile (alla diapensa, alle tasche) e molto dilettevole (al palato, alle uscite). Oggi mentre ci recavamo al farm market ha telefonato Livia, la sorella di Giò. Dopo un po' di convenevoli con molta calma, tristezza  e precisione (per quanto possibile alle nostre  scarse conoscenze mediche) la notizia della sordità di Livietta ha varcato la soglia della casa. Incredulità e sgomento, connessi alla voglia di sapere cosa e forse anche il perché. A scadenza di un paio di ore tutti i fratelli di giò ci hanno accompagnato durante la vigilia della grande giornata del day hospital di lunedì. Se Livia major ha mostrato compostezza e lucidità nell'inevitabile sorpresa e dolore, Teresa ha cercato di colmare il piccolo gap presente tra il suo tono di voce e i 107 db necessari a Livietta per percepire i suoni: encomiabile, ma lievemente fastidioso, anche via telefono.  A dirla tutta quel che mi ha più sorpreso è stata la reazione di Pasquale, forse imbeccato a tenere una maggiore sobrietà rispetto ai suoi magnifici e iperbolici eccessi di comunicazione. Ma questo è anche il campanello di allarme della serietà della situazione. Quando i tamburi tacciono, la guerra è iniziata.

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Attesa per domani mattina, non mi illudo sugli esiti, mi auguro solo una rapida soluzione per il recupero dell'udito. Nel frattempo, Livietta ignara dei chiacchiericci, gioca e corre dentro casa, aiutando la stesa dei panni, lo svuotamento della lavastoviglie e quello dei piatti dopo il terzo boccone trasformatosi in pappa peripatetica.