martedì 29 settembre 2009

A volte ritornano: incubi e ingiustizie

Non sono forcaiolo, spesso mi dicono che sia fin troppo moderato, Il presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitanoperché da prima dei tempi del famoso scontro in segreteria dell'allora Pds tra Baffino D'Alema e Speramo Veltroni appoggiavo e credevo (e permettetemi nello sguaiato ottimismo di crederlo ancora) nella visione nuova di una realtà socialdemocratica proposta da quest'ultimo.
Non amo troppo l'intervento dello stato sul mercato, fatte salve e pubbliche una serie di servizi fondamentali (dalla scuola all'acqua, passando per l'ordine pubblico all'energia elettrica).
Eppure ancora una volta ecco che dalle mie nari mi fuoriesce uno sbuffo da toro inferocito. L'ennesima angheria e turlopinatura per chi fa di tutto per cercare di vedere della normalità in questo sciocco paese.
Materia del contendere, il neo Scudo Fiscale, ossia il nuovo cavillo o cavallo di troia per imbellettare un colpo di spugna verso arricchimenti illeciti di chi già molto aveva guadagnato.
Non ho competenza tecnica (anche io ho i miei limiti) per spiegare in dettaglio, così riporto uno stralcio tratto dal Fatto Quotidiano a firma del Procuratore Aggiunto di Torino Bruno Tinti (non uno qualsiasi, ma una persona retta che ha sempre lottato contro i malaffari italiani, senza guardare a quale parrocchia, partito, famiglia appartenessero: qui potete andare all'intero articolo).

"Questo emendamento una legge già odiosa diventerà uno strumento di illegalità. I beneficiati dallo scudo non potranno essere perseguiti per reati tributari e di falso in bilancio, il mezzo con cui sono stati prodotti i capitali che lo Stato “liceizza”; e intermediarie professionisti che ne cureranno il rientro non saranno tenuti a rispettare l'obbligo di segnalazione per l'antiriciclaggio; insomma omertà, complicità, favoreggiamento."

Come partita iva che lavora principalmente su progetti finanziati non posso permettermi di dimenticare alcun che nella dichiarazione dei redditi, anzi molte voci, pur essendo inerenti alla mia professione, non mi vengono neanche riconosciute.
Si arriva a filosofeggiare se un libro sulle tradizioni contadine, acquistato per sviluppare contenuti su antiche arti e mestieri del Sannio, sia coerente o meno con il mio lavoro.
Non ho grandi guadagni e di detrazioni o vantaggi fiscali a me non arrivano, però se dovessi azzardarmi ad utilizzare un software non licenziato che neanche una multinazionale acquista in quanto è troppo caro, potrei trovarmi la finanza alla porta che sequestra pc e entroiti futuri.
Allora perché dovremmo pagare noi le tasse a quanti hano fatto con il loro agire cosciente, programmato e scientifico, che quelle quote, le loro loro quote di tasse e tributi in questi anni siano ricadute su persone oneste (o tendenti tali) come me?
No caro Presidente Giorgio Napolitano, se Ella è veramente presidente di tutti, non può avallare una simile indecenza politica e (se proprio la politica di qualunque colore debba restare fuori) amministrativa, chieda di perseguire quei depositi, non di ringraziarli per aver evaso (o anche solo eluso) il quantum debeatur!
Altrimenti ognuno di noi sarà incoraggiato a non rimettere ai propri debitori e, a dio piacendo, attendere un condono tombale per questa nazione.

PS: sul sito de Il Fatto Quotidiano è possibile sottoscrivere un appello in tal senso alla Presidenza della Repubblica. Da qui potete accedervi comodamente.

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