Una giornata, una giornata per riprendermi dalle risate.
Sulla morte delle persone non si dovrebbe mai scherzare, se non altro per il rispetto di chi rimanendo soffre. Ma il link mentale, il pizzico di cinismo, il gusto dell'ironia e anche il leggero astio verso la persona e ciò che rappresentava (anche in Italia) hanno avuto il sopravvento.
I fatti
Un bel signore dagli occhi chiari,leader di un movimento dichiaratamente di destra,chiuso in una macchina che viaggia a folle velocità subisce un incidente e si sente dire da un ragazzo a lui affiliato: "Ti ho sempre amato".
Le interpretazioni (1)
Joerg Haider, governatore della Carinzia e presidente della Bzoe, formazione ultranazionalistica e xenofoba, di ritorno da un locale si schianta con la sua macchina contro un albero in un incidente provocato da eccesso di velocità ed alcool nel sangue. A pochi giorni dal decesso, il suo delfino e successore designato, tal Stefan Petzner dichiara a una radio locale: "E' stato l'uomo della mia vita". E non solo in senso ideale.
Le interpretazioni (2)
Il presidente del "Partito Socialista Americano dei Bianchi", formazione ultranazionalistica e xenofoba dell'Illinos, si schianta in un incidente provocato da eccesso di velocità e scarsa lucidità mentale durante un inseguimento. Durante gli attimi interminabili del volo, il suo delfino e successore designato gli dichiara: "Ti ho sempre amato". E non solo in senso ideale.
Le conclusioni
La morte di un uomo spesso permette di rileggere in tutta altra luce la sua vita e le sue azioni: ne mette in mostra il lato più vero ed emblematico, per questo i morenti saggi si preparano per tempo le ultime parole da dire o da tramandare o da dire che abbiano detto.
Per Haider è stato fatto di più, il finale della sua vita è stato anticipato dai "The Blues Brothers - Il film". Proprio in quel finale tragicomico in cui si palesa in tutta la loro evidenza l'essenza di questi personaggi.
Piccoli uomini che cercano di fare la voce grossa ritrovandosi solo ad essere ridicole, pericolose macchiette.
Prospettive personali in universi sociali. Riflessioni in libertà di scrittura su fatti o eventi della vita privata. Ma il pubblico è privato, ergo, iniziamo a gettare semi e le piante delle proposte arriveranno. Obiettivo: nuovi modi per vivere la cittadinanza.
venerdì 24 ottobre 2008
giovedì 23 ottobre 2008
Le strade della politica
Non sono sicuro di molte cose in questo periodo. Non sono sicuro di credere alla mia fazione politica, non sono sicuro delle mie intuizioni finanziare, non sono sicuro che la Roma vedrà la fine del tunnel prima del prossimo anno.
Non sono sicuro poi delle intelligenze collettive, ma non sono sicuro neanche che la gente sia tutta folle, non sono sicuro di attraversare la stazione Termini senza sentire un brivido di malavita che mi scorra addosso, non sono sicuro che le mie mancate disavventure siano solo un percentile statistico dalla parte fortunata della curva proposta dall'attuale governo.
Di alcune cose però inzio ad essere certo, sono poche e spesso messe a dura prova dalle presunte evidenze e i celebri stati di fatto. Una di esse è che la politica è anche una via maestra, ma non nel senso di percorso che conduce alla realizzazione di grandi ideali (mai creduto, sorry!). In un altro più banale senso, quello civico e concreto, di una strada in cui esistono (eufemismo...) dei marciapiedi stretti, in cui la sede stradale è stretta e a dorso di mulo, con il traffico a doppio senso, a cui lati ci sono portincini di case private e ingressi di scuole materne ed elementari.
Una strada sempre trafficata dove, come spesso accade, i limiti di velocità sono pannelli dal discutibile design e le cifre riportate un vetusto retaggio di valori posti a caso; sicuramente fuori moda, giuste solo per ricordare che Marinetti e il futurismo alla fine l'hanno avuta vinta.
Oppure di un'altra strada, parallela ad essa, chiusa al traffico, più ampia, costeggiata solo da lussuosi condomini e villini con posti macchina o garage interni, silenziosa, dotata di dossi antivelocità tali da non permettere ad alcuno di procedere più veloce del passo incerto di un decrepito parroco di paese che inizi la sua processione in strade erte e accidentate.
Una accanto all'altra. L'una che chiede aiuto all'altra. L'una contro l'altra. Non si entra in merito di ideologie politiche, da una parte e daltrl'altra ci sono frammischiati ricchi e indigenti, nativi e immigrati, truffatori e truffati, attivisti di centro e riflessivi di sinistra, anarchici pragmatisti e liberisti utopici, melanconici pentapartitici e nostalgici azionisti.
Coacervi, quasi ircocervi, il bertinottiano con il fez al braccio, il fascio con falce e martello in mano, tutti contro tutti per definire quello che la politica è e che non dovrebbe essere.
Una strada dove le persone non debbano rischiare per compiere gesti quotidiani e normali, in cui tutti gli abitanti di un quartiere si sacrificano un poco per il bene di tutti e non solo sacrificare tutti per il bene di pochi (bancari o avventati imprenditori al finto soccorso di una compagnia aerea).
La politica si fa per strada, anche marciando uniti, perché i bambini di Via San Tarcisio sono patrimonio anche delle ovattate sale di Via al Quarto Miglio.
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