venerdì 15 novembre 2013

Giorno due

Ante scriptum
Un anno, sembra una vita. Abbiamo imparato a conoscere la sordità, le diffidenze, le diffidenze di chi le vive in modo diversi, gli astii e le incomprensioni reciproche, le chiusure (per cultura, ignoranza, superbia o disconoscimento). Abbiamo imparato a conoscere i sordi, iniziato a studiare 
 la Lis, le caratteristiche delle protesi, le proprietà dell'impianto cocleare, i principii della fisica delle onde sonore e quelle elettromagnetiche. Abbiamo conosciuto la gentilezza del Bambin Gesù, le lentezze impersonali dell'Inps, la superficialità di certe commissioni mediche, la solerzia dei singoli e le complessità della burocrazia. Abbiamo passato un'operazione, combattuto con fischi delle protesi, rifiuti categorici per il magnete, pianti di incomprensione e il dramma dell'attivazione. Abbiamo patito, spazientito e sopportato calchi in silicone, settaggi di curve, mappature, crisi di panico spacciate per capricci, sguardi scocciati, disarmati e interdetti di audiometristi, critiche pesanti di su come educhiamo e sulle nostre scelte da chi pensa di conoscere tutto in tutti i campi, disappunto malcelato di sordi segnanti per l'impianto cocleare. Abbiamo conosciuto la sorpresa dei conoscenti, il supporto degli amici, la vicinanza virtuale di chi vive un'analoga situazione, l'affetto moltiplicato di alcuni familiari e la lontananza sofferta e forzata di alcuni e silente e imbarazzata di altri. Abbiamo incassato sguardi di compatimento e costruito nuovi legami, conosciuto le tante forme di affetto di chi cerca le vie migliori per nostra figlia, l'impegno delle tate, delle maestre e della logopedista, la passione e il trasporto, che letto a freddo, ha valore incommensurabile.
Abbiamo faticato per ogni lento progresso, rallegrati per una richiesta vocale, gioito per una testolina girata al richiamo di "Livia".
Abbiamo scoperto che siamo solo all'inizio, di essere stanchi, non esausti. E con le spalle più larghe.
Abbiamo iniziato, oggi, un altro anno.

***
Qualche lacrima di compassione, mi vergogno. Alcune erano più nobilitate dal manto dell'emozione dei piccoli gesti che ti fanno capire che l'anormalità sia un problema degli altri, non suo. Come quando risvegliatasi in tarda serata per uno scombinamento degli orari, ha ritenuo che fosse opportuno preparare la colazione, così piattino dopo piattina, bricco dopo tazzina, zuccheriera dopo spargicacao, tutti gli elementi della colazione della festa erano stati tirati fuori. Quando poi il sonno ha prevalso sulla veglia, non ho avuto il coraggio di riporre quella festosa voglia di routine.
(Avellino, 15 novembre 2012)
Livietta - I'm waiting you