mercoledì 7 ottobre 2009

Eroi e no.

I fatti
Uno smottamento di una montagna nei pressi di Messina, a seguito di un nubifragio di inusitata violenza provoca una trentina di morti e una cinquantina di dispersi. Gravi i danni ambientali, a rischio tutta una zona abitativa ad alta densità.
Le riflessioni
C'è un senso di fastidio tra le istituzioni nelle morti di questa tragedia. Un senso di fastidio che nasce dal non essere militari uccisi in zone di guerra, nè vittime di un evento distruttivo e incontrollabile come un terremoto potente, ma vittime civili dovute a una quotidiana incuria e superficialità.
Vittime di un allarme ripetuto e noto, di distrazioni amministrative, di chiusure di occhi nei controlli, di abusivismo diffuso e placidamente accettato.
Queste vittime non sono lustrini da appendere ai gonfaloni delle città, non hanno lo status di eroi, perché il quotidiano non è considerato eroico e immaginifico.
Così si cerca di sminuire, accantonare, non dargli eccessiva rilevanza. Neanche un minuto di silenzio sui campi di calcio, ossequio rivolto a qualunque soggetto di una qualche notorietà a livello nazionale o locale. Messa solenne per carità cristiana, ma non lutto nazionale, troppo imbarazzante.
Imbarazzo, sì. E Vergogna, da parte di uno Stato che per compiacere al proprio elettorato lo ricopre di fango senza neanche avere il buon gusto di fare autocritica.

Ps: su Facebook apprendo una notizia completamente sottaciuta dai mass media. Pasquale Simone Neri è uno dei morti di questa tragedia. Ha salvato otto persone poi, cercando di salvare un bambino è stato travolto dalla marea di fango. Ha una colpa Simone: era sottocapo di prima classe della Marina ma non è morto in servizio. Nè in zone di guerra.
Per questo la storia è nota solo a livello locale e sul web. Ossia per i quattro gatti che l'informazione se la vanno a cercare. Le luci della ribalta mediatica su lui e gli altri non devono accendersi. E ciò rafforza la brutta sensazione di uno Stato colpevole incapace di non guardare oltre il proprio ombelico, capace soltanto di avvitarsi su stesso e proteggere con beghe cerebrali la propria casta.

martedì 29 settembre 2009

Postilla

Spesso si è accusati di parlare bene, ma nulla cambia. Mai.
Scusate, ma non sono d'accordo,è possibile fare qualcosa: la gente crede alla televisione e alle proprie convinzioni difficilmente rinuncia.
Però siamo in Italia e quando qualcosa tocca da vicino diventa la cosa più importante del mondo: allora ci si avvicina a quanti conosciamo che non hanno la sensibilità di leggere un blog o un approfondimento e ci si mette buoni buoni a spiegare non i massimi sistemi, ma i conti, le cose concrete.
Da quanto non ti aumentano lo stipendio? Quanto ti danno ti pensione? Non hai trovato posto all'ospedale per la radiografia? La strada che fai è piena di buche? I tombini rendono le vie fogne?
Allora guarda cosa sarebbe potuto succedere se chi ha eluso, distratto, evaso le tasse le avessero pagate. Guarda chi sono, a chi sono legati. Guarda chi votano, chi difendono.
Dati concreti e inerenze alle realtà non scuoteranno le coscienze, ma gli animi sì.
E perdonatemi ancora, per me questo è fare politica.

A volte ritornano: incubi e ingiustizie

Non sono forcaiolo, spesso mi dicono che sia fin troppo moderato, Il presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitanoperché da prima dei tempi del famoso scontro in segreteria dell'allora Pds tra Baffino D'Alema e Speramo Veltroni appoggiavo e credevo (e permettetemi nello sguaiato ottimismo di crederlo ancora) nella visione nuova di una realtà socialdemocratica proposta da quest'ultimo.
Non amo troppo l'intervento dello stato sul mercato, fatte salve e pubbliche una serie di servizi fondamentali (dalla scuola all'acqua, passando per l'ordine pubblico all'energia elettrica).
Eppure ancora una volta ecco che dalle mie nari mi fuoriesce uno sbuffo da toro inferocito. L'ennesima angheria e turlopinatura per chi fa di tutto per cercare di vedere della normalità in questo sciocco paese.
Materia del contendere, il neo Scudo Fiscale, ossia il nuovo cavillo o cavallo di troia per imbellettare un colpo di spugna verso arricchimenti illeciti di chi già molto aveva guadagnato.
Non ho competenza tecnica (anche io ho i miei limiti) per spiegare in dettaglio, così riporto uno stralcio tratto dal Fatto Quotidiano a firma del Procuratore Aggiunto di Torino Bruno Tinti (non uno qualsiasi, ma una persona retta che ha sempre lottato contro i malaffari italiani, senza guardare a quale parrocchia, partito, famiglia appartenessero: qui potete andare all'intero articolo).

"Questo emendamento una legge già odiosa diventerà uno strumento di illegalità. I beneficiati dallo scudo non potranno essere perseguiti per reati tributari e di falso in bilancio, il mezzo con cui sono stati prodotti i capitali che lo Stato “liceizza”; e intermediarie professionisti che ne cureranno il rientro non saranno tenuti a rispettare l'obbligo di segnalazione per l'antiriciclaggio; insomma omertà, complicità, favoreggiamento."

Come partita iva che lavora principalmente su progetti finanziati non posso permettermi di dimenticare alcun che nella dichiarazione dei redditi, anzi molte voci, pur essendo inerenti alla mia professione, non mi vengono neanche riconosciute.
Si arriva a filosofeggiare se un libro sulle tradizioni contadine, acquistato per sviluppare contenuti su antiche arti e mestieri del Sannio, sia coerente o meno con il mio lavoro.
Non ho grandi guadagni e di detrazioni o vantaggi fiscali a me non arrivano, però se dovessi azzardarmi ad utilizzare un software non licenziato che neanche una multinazionale acquista in quanto è troppo caro, potrei trovarmi la finanza alla porta che sequestra pc e entroiti futuri.
Allora perché dovremmo pagare noi le tasse a quanti hano fatto con il loro agire cosciente, programmato e scientifico, che quelle quote, le loro loro quote di tasse e tributi in questi anni siano ricadute su persone oneste (o tendenti tali) come me?
No caro Presidente Giorgio Napolitano, se Ella è veramente presidente di tutti, non può avallare una simile indecenza politica e (se proprio la politica di qualunque colore debba restare fuori) amministrativa, chieda di perseguire quei depositi, non di ringraziarli per aver evaso (o anche solo eluso) il quantum debeatur!
Altrimenti ognuno di noi sarà incoraggiato a non rimettere ai propri debitori e, a dio piacendo, attendere un condono tombale per questa nazione.

PS: sul sito de Il Fatto Quotidiano è possibile sottoscrivere un appello in tal senso alla Presidenza della Repubblica. Da qui potete accedervi comodamente.

mercoledì 23 settembre 2009

Differenze e paure

Se noi siamo al centro del mondo, perché gli altri sono periferia?Reduce dalla triste (e posso dirlo? Un po' monotona) visione di Gomorra, come ogni giornoin cui posso conciliare lavoro e palestra mentale, mi sono sintonizzato su Rai Radio Tre, trasmissione Fahrenheit.Confronto, misura e intelligenza sono le caratteristiche di questa trasmissione, in assoluto tra le mie preferite.
Argomento del giorno il rapporto con gli altri, titolo "Come ti percepisco lo straniero" .
Ma da qualche tempo a questa parte gli altri sono nemici per definizione, in un inconscio revival della filosfia di Karl Schmitt, in cui non esiste altro che il comune e unico sentire, altrimenti sei fuori, sei altro, sei IL nemico.
Non importa se sei della mia stessa nazione, non la pensi come me, sei contro e questo basta. Però. Però esiste qualche altro che è ancora più altro di altri ancora. E questo negli ultimi anni (dal 2001, oserei dire) è identificato con l'islamico, con il mussulmano, con il mediorientale.
E non basta dire che esistono differenze enormi tra queste categorie, via tutte nel calderone del Nemico più nemico non si può.
Nel brodo ambientale ecco allora un sms in cui (in un misto di pateticità, esagerazione, provocazione, contropiede, eccetera eccetera) un'ascoltatrice di sinistra ingenuamente afferma: "Io non voglio vivere in un paese islamico". Come se in Italia ci fossero 20 milioni di islamici e 40 milioni di immigrati su sessanta quanti siamo.
Come se in Italia fossimo liberi di pregiudizi sulle donne, sulle loro capacità e il loro posto nella società. Come se non ci fossero tradizioni tribali, squallide e feroci, anche senza la presenza di violenza diretta, attraverso ai giudizi perbenisti da borgo medievale.
Come se in Italia ci fosse uno stato laico, illuminato e ben governato.
Così vinco pigrizia e ritrosia e invio questo messaggio.

"Non mi sembra che ci sia differenza tra il controllo del territorio da parte dei pasthun e quello della famiglia dei casalesi e altri gruppi camorristici e mafiosi italiani a scelta. Che i malavitosi di casa nostra siano migliori solo perché devotamente si fanno il segno della croce?
Discorsi sul non volere vedere l'italia trasformarsi in un paese mussulmano indicano solo un razzismo latente verso gruppi che di volta in volta cambiano e appaiono perfetti per caricarli di qualsiasi nefendezza.
Prima erano i meridionali, poi gli albanesi, oggi si contendono il primato romeni e islamici. Tutto pur di non fare i conti con noi stessi e la nostra comunità e coscienza."

Contro le mie attese (non speranze) è letto, commentato quale malizioso e (forse) eccessivamente tranchant. Certo non è un pensiero ampio e articolato come l'argomento richiederebbe, non tiene conto neanche di tutte le sfumature tra la percezione astratta e la realtà quotidiana, eppure lo reputo un punto di partenza per una coscienza rinnovata di questo morboso Paese.

Da piccolo appresi che noi non perdoniamo ad altri i nostri difetti. Forse per questo si tende ad odiare tanto gli altri, perché per dirle con le parole di un poeta di nuovo in voga (indovinate chi),
"Noi siamo da secoli / Calpesti, derisi"
Un primato, una caratteristica che avevamo, non può essere tollerata che venga scippata così.
Poi dici che uno odia l'altro.

venerdì 18 settembre 2009

Morti bianche, Morti rosse, Morti verdi, Morti nere

due nazioni unite nel dolore di inutili stragi
Ma tecnicamente i militari non sono morti sul lavoro?
Sono morti rosse sangue o nere di vergogna? Morti verdi militari o morti bianche innocenti?
Lavorando spesso con le capitanerie di porto ho conosciuto diverse persone (non sono solo "militari") partiti per le missioni all'estero e mai erano guerrafondai o esaltati.
A prescindere da quanto si pensi, i fanatici, gli spericolati rambisti sono una estrema minoranza spesso rifiutata dai comandanti stessi perché quel che è peggio di un nemico invasato è un amico esaltato. Sono ragazzi o uomini con la testa sulle spalle, sempre con la mente alla famiglia che rinunciano a comodità per guadagnare qualcosa in più per qualche tempo.
Certo, i pericoli, i rischi, le restrizioni esistono. Mai una libera uscita perché saresti un bersaglio mobile appetitoso, mai un rapporto disteso con le popolazioni locali perché hai paura e la tua paura è lo specchio della loro. Sono persone che hanno scelto un lavoro, quasi l'unico che lo Stato nel sud sia capace di offrire. Prima di parlare con una punta di disprezzo di questi uomini occorre immedesimarsi, almeno cinque minuti nelle loro vite, respirare nei loro luoghi e vestire i loro panni.
Io non apprezzo le politiche neocolonialiste della Nato (e quindi anche la posizione italiana), non sono convinto dell'ingenua partecipazione in un luogo di guerra (mi risuonano sempre nelle orecchie le parole di un cinico Mussolini che dando la coltellata alle spalla a una Francia quasi battuta, le dichiara guerra per gettare una manciata di morti sul piatto delle bilancia delle trattative). Sono sempre irritato e intollerante per le nostre partecipazioni in zone di guerra più o meno dichiarate perché da fedele allla costutuzione italiana reputo l'articolo 11 un caposaldo della ragione e della consapevolezza.
Malgrado tutto ciò (pensate un po' !) queste sei morti mi commuovono.
Certo le morti bianche non sono trattate con la stessa enfasi, ma non può essere un problema di questi sei poveri militari.
Sembra sia difficile raccogliere l'ultima parola di quanti siano saltati in aria a causa di un'autobomba. Ma oltre a un urlo di dolore, sono convinto che la loro ultima parola sia stata rivolta a coloro che abbiano amato, non ai maledetti killer, ai datori di lavoro menefreghisti, ai giornalisti silenti o i troppo parlanti, ai politici di comodo e simili.
E in questo non credo sia differente rispetto a qualunque altro morente sul posto di lavoro.
Ognuno muore solo, scrisse Hans Fallada.
Ognuno muore e finisce un universo, quando si muore esiste sempre un senso di ingiustizia, una rabbia che sembra che solo alcuni gruppi, di volta in volta differenti paiono comprendere e capire, è un triste dato di fatto.
Oggi si piangano questi (sei) caduti nell'esercizio delle loro mansioni, è giusto.

PS. Non dimentico i civili afgani, morti in maniera ancora più inconcepibile e assurda. Ma siamo in Italia, nell'hic et nunc di una sottile e velenosa polemica quasi venata di soddisfazione per la morte di sei militari. Miserie da piccolo paese.

mercoledì 16 settembre 2009

Berlusconi alla prova dell'Auditel

Berlusconi editore (e forse anche Berlusconi sportivo) batte Berlusconi politico...
Berlusconi questa volta si è (ab)battuto da soloE comunque aveva ragione di non far trasmettere Ballarò, ma quei menagrami della Rai hanno tirato un brutto colpo, trasmettendo quel compagno mascherato da personaggio di destra di Coliandro (deve averlo sollecitato Fini per fargli dispetto) su RaiDue, in contemporanea quei comunisti di RaiTre hanno inviato cupi messaggi programmando "La caduta" (e qui la seccia è palese ed evidente), gli sprovveduti di Italia 1 hanno proposto "Dirty Dancing" e le appassionate lettrici e gli attenti esegeti di "Chi", "Gente", "Novella2000" e quanti altri si saranno sintonizzati lì nella recondita speranza di scorgere gli spezzoni segreti delle simpatiche cenette di Palazzo Grazioli e le vacanze festaiole di Villa Certosa.
Una curiosa gaffe ha colpito anche l'umilissima e devota Rete4 che riproposto il Vanzinafilm "Selvaggi" e questo ha catturato la massima attenzione di tanti intellettuali di destra, di sinistra e di centro sinistra in ricerca identitaria: il gioello del 1995 appare profetico nella popolazione, lucido nell'analisi delle risse da condominio Italia, quasi una prefigurazione della composizione politica italiana ai tempi del secondo millennio: isolata, pasticciona, inconcludente e rissaiola, ma sempre dedita alla contemplazione del lusso e dell'elemento femminile. Quindi cercando di aiutare il premier ha invece fornito la versione intellettuale ed alta della programmazione dell'altra rete Mediaset.
E poi c'è la vendetta degli errori marchiani, la scelta che mai sarebbe dovuta essere effettuata, a partire dal titolo. L'ammiraglia di famiglia che per effettuare un dietrofront per non disturbare il capo, ingrana la retromarcia e sfonda il portone di Porta a Porta. Trasmettere la fiction "L'onore e il rispetto". Ma con tutto quello che è accaduto a Berlusconi non sembra che sia una grande metafora su quello che egli reclami a gran voce? E tanti, troppi avranno deciso di leggere in quel mondo duro di concorrenza e tensioni la vera essenza dell'intervento del premier su RaiUno.
Così hanno deciso di vedere la fiction in quanto il suo popolo ormai è più abituato a una semplificazione romanzata piuttosto che a lunghe disquisizioni e dibattiti senza azione, senza storie appassionanti, senza lacrime e sollievi che invece un bel pacchetto preconfezionato può regalarti.
Così l'onore che merita L'Aquila e il rispetto che meritano le popolazioni che hanno subito la tragedia del terremoto è passato altrove, ma in buona fede. La potenza degli slogan il Silvio nazionale la conosce bene, l'ha ricreata e rilanciata nel corso degli anni, l'ha imposta nelle sue aziende che adesso hanno la tecnica di utilizzare questa potente arma, ma che da improvvidi o incoscenti talvolta la usano a sprosito.
Così a Porta a Porta si sono sintonizzati pochi spettatori, composti per lo più da diretti interessati all'agone politico e all'agonia della situazione abruzzese: di nascosto i politici del pd, nicchiando quelli dell'udc, tutta l'idv l'ha seguito in diretta dall'ingresso di viale Teulada, gli afecionados del Pdl non sostenitori del
Milan o della Juventus che hanno dato la mazzata finale al flop di Vespa, dirottando la loro visione sulla detestabile Sky dell'odiato Murdoch erodendo definitivamente il monte spettatori. Ma la cosa più tragicomica è che Berlusconi voleva essere con loro.
Poi dici che uno ce l'ha a morte con la concorrenza.

domenica 1 marzo 2009

Come rane bollite


Ritorno triste alla realtà.
Sempre più allucinante, sempre meno logica. Oggi 1 marzo 2009 è un brutto giorno: è una di quelle tappe della vita che sembrano uscite da un libro di Kafka.

L'infame ordinanza con cui il Comune di Roma vieta la vendita dei cornetti e di altre prodotti artigianali oltre l'una di notte è resa effettiva.

Ancora non sono riuscito a scaricare l'ordinanza, in compenso vi posto l'articolo divulgato dal sito ufficiale del Comune di Roma sull'articolo intitolato "Ordinanze anti-sballo, i risultati. Le prossime misure su movida e sicurezza "

Forse non si rendono neanche conto dell'amaro umorismo involontario, associando lo "sballo" a bomboloni e coni gelato. Forse i nostri cari assessori pensano allo spaccio di airag, kumis e archi (le celebri bevande di latte fermentato di yak e giumenta tipiche delle popolazioni delle steppe russe e della mongolia).

Abbiamo aperto su questo argomento un gruppo di autoaiuto su facebook e una connessa petizione.

Si tratta dell'ennesimo passo verso la limitazione delle libertà: prima il diritto di sciopero, poi quello cornetto all'alba, la prossima volta sarà quello della dissuasione alla passeggiata notturna.
Si instilla una paura eccessiva, creando un caso eclatante su un problema reale, strumentalizzandolo però ad arte, si organizzano squadre private per "controllare il territorio", si invita la gente a ritornare a casa. Così una città muore e gli unici beneficiari di questa situazione sono proprio i delinquenti che si vorrebbero combattere.
Le strade popolate allontanano i malintenzionati, il Pigneto (e San Lorenzo) docet.

Così un passo dopo l'altro restiamo incastrati in questa folle realtà, come rane bollite vive, aumentando un grado alla volta la temperatura dell'acqua, fino a quando - abituandosi ai piccoli cambiamenti - non si accorgono che è troppo tardi per non essere lessi.
Ma non ci daremo per vinti. Anzi. La battaglia è appena cominciata.