Homo sum, humani nihil a me alienum puto
Publio Terenzio Afro, 165 a.C.
Per un anno ho tenuto questa fotografia sul desktop. Ogni giorno che accendevo il mio mac mi chiedevo il perché. “E’ bella” mi dicevo. “Mi ricorda quando ne vidi una famiglia a Hurgada a 25 metri e meno di 40 cm di distanza” altra verità. “Non sembra neanche che l’abbia scattata io!” in un impeto di sano egocentrismo masochistico.
Ma un attimo dopo mi tornava in mente il titolo della mostra presso cui rubai questo scatto: “Specie Aliene”. E non c’entra Spielberg, Giacobbo, le piramidi di Cheope, le scie chimiche o la zona 51.
No.
Il concetto è altro, più delicato e affascinante.
Nella mostra allestita negli spazi del Bioparco di Roma, si raccontano le caratteristiche e le problematiche degli animali che si trovano per caso, necessità, cambiamento di condizioni climatiche o inopportune deportazioni a trovare una nuova dimora nelle acque e nei lidi del Mediterraneo.
Sono specie talvolta aggressive, altre immettono pericoli sconosciuti ai nostri fondali, altre le ripopolano, altri ancora entrano pacificamente con le popolazioni autoctone. Ma vuoi che siano stati immessi per sventatezza o per necessità, cambiano l’ecosistema, lo rendo altro e il fenomeno non si può che osservare, cercare di rallentarlo, ma sostanzialmente è inarrestabile.
Ed è questo pensiero di fondo che mi ha accompagnato: abbiamo pinne, ali, zampe e piedi, che ci servono per spostarci, andare in posti sconosciuti e piantare radici, per qualche tempo e poi ripartire. Siamo fatti per migrare. Siamo migranti, è la nostra natura. Dare diritti a chi arriva alle nostre sponde, è darli a noi stessi. Che poi se a uno neghi i diritti, prima o poi se li prende, magari pure con un bel conflitto sociale. Allora visto che di problemi già ce ne sono tanti, se se ne disinnesca qualcuno è tutto tempo guadagnato.
Buon 2016.
PS: Se queste cose vi appellano, c’è sempre la pagina dei gattini, ma attenzione: c’è anche la foto della mia Micetta, che aveva un bel caratterino. E a quelli che non la pensavano come lei, non lesinava una bella graffiata, fossero gatti, cani di qualsiasi taglia, volpi o malcapitati uccelletti.