mercoledì 24 settembre 2008

Luoghi nuovi e vecchi schemi

Esistono luoghi giusti per fare politica? Può sembrare una domanda inutile per diversi i motivi e anche contrapposti: il personale è politico e in ogni luogo mi trovi mi esprimo politicamente.
Oppure la politica ha i suoi ambiti che non ci toccano se non quando siamo in cabina elettorale.
Personalmente credo che la politica sia un momento di confronto e qualunque punto, situazione o strumento lo consenta sia il luogo giusto dove fare politica.

Confronto, dibattito, partecipazione, parole polverose eppure proprio dalla polvere talvolta le fenici risorgono, con altre sembianze, con altre valenze, con diverse forme.
Eppure, proprio quando il social network segna un clamoroso successo anche in Italia (otto milioni e passa di persone utilizzano strumenti di incontro, scambio, socializzazione di ogni tipologie e scopo) cosa succede a uno strumento che, nato per velocizzare le comunicazioni in un gruppo di volenterosi, si è trasformato in un nuovo incredibile luogo di confronto, vivo e vitale se non più, almeno pari alle riunioni di sezione?

Censura, restrizione e gogna a chi vuole essere presente soprattutto attraverso il GoogleGrups di turno alla partecipazione politica.
Si possono capire gli effetti di spiazzamento dovuti a una dimensione diversa a cui si è stati forgiati ("la sezione è vita e la vita è in sezione" ma è la parola stessa che ne denuncia tutta la sua menomazione e limitazione) e completamente inaspettata e quindi difficilmente governabile.
Ma non riuscire a comprendere come non sia il luogo ma l'interesse comune a rendere possibile una battaglia è desolante.
È il motivo per cui alcune parti politiche non riescono a dialogare con il mondo e essere rappresentative solo di minoranze sparute, dure, arcigne non perché pure ma perché innamorate della loro essere "orgogliosamente" di minoranza.
Per sputare veleno e sentenze sull'universo mondo che non conoscono.

Tanto per non essere melodrammatici, mi piace ricordare in merito a luoghi o momenti giusti una barzelletta cattolica (che per un'articolo rivolto a un gruppo di sinistra è una piacevole cattiveria).
Un gesuita e un prete sono richiamati all'ordine da un vescovo per alcune dichiarazioni inopportune espresse in pubblico; legge del contrappasso, un mese di silenzio in monastero di clausura. Passano i giorni e il prete è silentemente smanioso, alla fine si decide va dall'abate e chiede: "Padre, il silenzio è regola che non mi pesa, ma posso fumarmi una sola sigaretta mentre prego?" Stupefatto il monaco risponde: "No, figliuolo. Quando si prega si prega". Il prete sconsolato esce, mette piede al chiostro e vede il gesuita intento a fumarsi un meraviglioso sigaro. Sorpreso più che furente, scientemente decide di rompere il silenzio, si avvicina al gesuita ed esclama: "Ma come, esco proprio adesso dal colloquio con l'abate e mi ha negato anche un solo tiro di fumo e tu sei qui a fumarti un sigaro". Senza scomporsi il gesuita risponde: "Tu cosa gli hai chiesto?" e il prete di rimando: "Se potevo fumare mentre pregavo".
"Ecco l'errore... Io gli ho posto un quesito teologico: padre ma si può pregare mentre si fuma? E lui mi ha risposto che ogni momento è buono per pregare".


Meditate gente, meditate.

venerdì 19 settembre 2008

Perfide sorelle, maledetti fratelli, osceni cugini e razzismi di ritorno


Mi è ricapitato sotto mano un libro entrato in casa chissà come e chissà quando (ma non prima del 2000) dal titolo affascinante “Perfide Sorelle”. Non si tratta tuttavia di un avvincente giallo, ma di un ponderoso saggio di Bram DijkstraCopertina del libro 'Perfide Sorelle' nell'edizione Garzanti, attualmente fuori commercio. Non nesono sorpreso.
Non ne conosco altre opere, ignoro la sua prolifica (senza dubbio) produzione e se non fosse per il solito wikipedia (link di cui sopra) avrei faticato a trovare informazioni di inquadramento.
Quello che è interessante è come tra XIX e XX secolo, la borghesia (maschile) si scagliò contro chi le iniziava a sottrarre potere.
 Travisando Darwin, con l’ausilio d’argomenti pseudoscientifici, iniziò con il mito della donna vampiro. Un essere abietto dal volto diafano e scavato, corrotto e corruttore. 
Presto vennero altre “razze inferiori”: ebrei e omosessuali. Poi…
È una breve storia del razzismo strisciante nell’occidente. Un saggio affascinante che analizza uno degli aspetti della nascita del nazismo, ma non solo.
Ci metteva in guardia nel 1996: i piccoli razzismi possono trasformarsi sempre in tragedie.
Pochi lo hanno letto, ancor meno quelli che lo hanno ascoltato e oggi iniziano a  vedersi le conseguenze. 
Manca solo il ritorno dell'urlo bestiale che inneggi alla guerra sola igiene del mondo per dimostrare definitivamente non la veridicità delle ipotesi filosofiche di Giovan Battista Vico dei corsi e ricorsi storici, ma come l'uomo e la sua società siano disposte a non pensare piuttosto di rinunciare a distruggersi.

Post scriptum.
Ho appena scoperto che Vamp è anche Valorizzazione di materiali e prodotti di demolizione e, a ben pensare, è una chiosa perfetta a quanto appena detto, un segno provvidenziale di speranza. Per dirla col poeta cantore, "dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior". Ossia quando tutto è distrutto, come in un tragico puzzle qualche essere umano raccoglie, cura e ricrea quanto andato perso per mani folli ed assassine.

lunedì 15 settembre 2008

Tempi cupi, spazi angusti: la conferma

Si parla di coincidenze, causalità, sensazioni.
Passa qualche ora e cosa appare dal Censis?
Le nostre poco scientifiche sensazioni...
Leggere per capire, domandare per sapere.

Tempi cupi, spazi angusti

Sono sempre le sensazioni a guidarci nei fili della quotidianità. Sono elementi invisibili, ma modificano le nostre geografie interiori.
Possono essere preconcetti, cerchiamo una oggettività che pur essendo tale la rifuggiamo solo perché non appare giusto giudicare qualcuno che abbia pensieri, atteggiamenti, approcci diversi dal nostro metro di giudizio, dal nostro modo di interpretare le regole di buon senso.
Ma poi avviene che gli atomi si trasformano in molecole, le sensazioni tornano ad essere visioni non velate, la realtà triste come facevamo di tutto per non vederla.
E tra i tanti problemi che esistono, vivere in una città che inizia a rinunciare ad essere vitale, ad avere la voglia e l'orgoglio di essere capitale e cosmopolita, europea con vocazione vitale, accresce la tristezza e fa affrontare con un maggior peso e dolenza le difficoltà della vita.
Così l'Urbe torna ad essere Rometta, pallida immagine degli ultimi anni.

Torna a cedere il passo a Milano, Venezia, Pesaro e persino Torino abdicando prima ancora di salire al trono e abbandonando un nuovo modo di vivere un Festival del Cinema (affidato a cariatidi degne di onore ma che sanno di riallocazioni postume alla stregua di Papa Formoso).

Rinuncia ad essere il faro delle Notti Bianche dopo averle importate in Italia, lasciandosi sopravanzare nelle organizzazioni da città e cittadine; laddove Civitanova Marche e Avellino hanno il Comune a supportare ogni iniziativa, qui si demanda alla buona volonta di cittadini e munifici municipi.

Le iniziative per l'estate ridotte, a tal punto che si traducevano solo in bancarelle una dietro l'altra, con oggetti sempre uguali e le iniziative sempre meno di spessore sperse in questi bazar colorati a cielo aperto ma vuoti e alla fine noiosi, mentre le terrazze delle quadrighe veniva chiusa alle ore più belle per un maleaccorto e autolesionista sistema di risparmio se non imposto, certo non dissuaso.

Poi un progetto per riportare all'antico splendore uno dei panorami mozzafiato bloccato probabilmente per il solo fatto di essere il fiore all'occhiello di una giunta precedente, proponendo in alternativa l'allargamento di una delle strutture più brutte, scomode e inutilizzate della città.

Il prossimo colpo sarà inchinarsi al partito delle automobili e non chiudere, abbattere o cambiare destinazione al più folle dei progetti di viabilità che sfregia la città e inquina, attacca e lede i polmoni di due quartieri, la sopraelevata del Prenestino Labicano San Lorenzo? Non essendo elettorato del sindaco, ahimé, è probabile.

Questo Tempo non mi pare che stia segnando un nuovo corso per la città di Roma, ma solo una brutta piega.