Reduce dalla triste (e posso dirlo? Un po' monotona) visione di Gomorra, come ogni giornoin cui posso conciliare lavoro e palestra mentale, mi sono sintonizzato su Rai Radio Tre, trasmissione Fahrenheit.Confronto, misura e intelligenza sono le caratteristiche di questa trasmissione, in assoluto tra le mie preferite.
Argomento del giorno il rapporto con gli altri, titolo "Come ti percepisco lo straniero" .
Ma da qualche tempo a questa parte gli altri sono nemici per definizione, in un inconscio revival della filosfia di Karl Schmitt, in cui non esiste altro che il comune e unico sentire, altrimenti sei fuori, sei altro, sei IL nemico.
Non importa se sei della mia stessa nazione, non la pensi come me, sei contro e questo basta. Però. Però esiste qualche altro che è ancora più altro di altri ancora. E questo negli ultimi anni (dal 2001, oserei dire) è identificato con l'islamico, con il mussulmano, con il mediorientale.
E non basta dire che esistono differenze enormi tra queste categorie, via tutte nel calderone del Nemico più nemico non si può.
Nel brodo ambientale ecco allora un sms in cui (in un misto di pateticità, esagerazione, provocazione, contropiede, eccetera eccetera) un'ascoltatrice di sinistra ingenuamente afferma: "Io non voglio vivere in un paese islamico". Come se in Italia ci fossero 20 milioni di islamici e 40 milioni di immigrati su sessanta quanti siamo.
Come se in Italia fossimo liberi di pregiudizi sulle donne, sulle loro capacità e il loro posto nella società. Come se non ci fossero tradizioni tribali, squallide e feroci, anche senza la presenza di violenza diretta, attraverso ai giudizi perbenisti da borgo medievale.
Come se in Italia ci fosse uno stato laico, illuminato e ben governato.
Così vinco pigrizia e ritrosia e invio questo messaggio.
"Non mi sembra che ci sia differenza tra il controllo del territorio da parte dei pasthun e quello della famiglia dei casalesi e altri gruppi camorristici e mafiosi italiani a scelta. Che i malavitosi di casa nostra siano migliori solo perché devotamente si fanno il segno della croce?
Discorsi sul non volere vedere l'italia trasformarsi in un paese mussulmano indicano solo un razzismo latente verso gruppi che di volta in volta cambiano e appaiono perfetti per caricarli di qualsiasi nefendezza.
Prima erano i meridionali, poi gli albanesi, oggi si contendono il primato romeni e islamici. Tutto pur di non fare i conti con noi stessi e la nostra comunità e coscienza."
Contro le mie attese (non speranze) è letto, commentato quale malizioso e (forse) eccessivamente tranchant. Certo non è un pensiero ampio e articolato come l'argomento richiederebbe, non tiene conto neanche di tutte le sfumature tra la percezione astratta e la realtà quotidiana, eppure lo reputo un punto di partenza per una coscienza rinnovata di questo morboso Paese.
Da piccolo appresi che noi non perdoniamo ad altri i nostri difetti. Forse per questo si tende ad odiare tanto gli altri, perché per dirle con le parole di un poeta di nuovo in voga (indovinate chi),
"Noi siamo da secoli / Calpesti, derisi"
Un primato, una caratteristica che avevamo, non può essere tollerata che venga scippata così.
Poi dici che uno odia l'altro.
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